31 ottobre 2012

Palazzo Reale 



Ci vogliono un paio di giorni per raccogliere le idee e svegliarsi da un torpore e da uno stupore, che erediti da un'esperienza così totalizzante come quella di Gente del Fud al Salone di Torino.
Ora mi sono svegliata, credo, e cercherò di trasportare almeno una piccola parte di quello che si prova. Quando si dice che la realtà supera di gran lunga le aspettative, quando il destino ci riserva sorprese ancora più belle di quanto noi stessi potessimo desiderare; incontrarsi di persona, dopo mesi o anni di blogging, si rivela come l'incastro perfetto delle tessere di una partita a tetris. E i timori, le reticenze, le timidezze dissolte in un istante al primo ciao e alla prima risata, che non si è mai spenta. Nonostante la stanchezza era impossibile non scorgere un sorriso, una mano che ti passava un piatto, o un bicchiere delle meravigliose birre artigianali che accompagnavano le nostre portate.
La vastissima esposizione al Lingotto della Fiat suddivideva gli stand in regioni, e poi c'era l'ala del mondo. "Io sono qui in Piemonte ad assaggiare il gianduiotto di Gobino, ora vado in Malesia a prendere il pepe nero del Rimbas" così per un gioco di parole, tramite il cibo si sono attraversate regioni e continenti in un viaggio sensoriale irripetibile.
Cibi che cambiano il mondo.



Il cibo e la tavola sono un collante imprescindibile delle relazioni umane: è un fatto sociale; cucinare insieme poi rasenta una danza di sensazioni e di armonie, che ricordano la musica di un'orchestra, dove il maestro qui era la Pasta Garofalo, in tutte le sue persone da Emidio, a Giorgio a Valentina a Piero... e noi gli orchestrali felici come pasque. E indossare le magliette di Gente del fud con i disegni di Gianluca Biscalchin, girare fra gli espositori e sentirsi parte di questo progetto, beh parafrasando altri, non ha prezzo.





caviale di caffè Lavazza
E' come identificarsi in quelli che intendono il cibo come espressione di una cultura, antica o nuova non importa; che intendono un prodotto come lavoro, cura e passione; è leggere nei volti di chi porta quei prodotti, la soddisfazione di un papà per un figlio che è stato promosso: l'orgoglio dentro. E' un'esperienza che porterò per sempre nel cuore, l'umami dei bloggers.  


E poi Torino, che ha cullato questo evento... una città meravigliosa, elegantissima con i suoi edifici in stile Liberty, i tram, gli eleganti colonnati, il profumo di cioccolato e musica ovunque, come fosse un accogliente salotto di casa. La perfetta cornice di un bel film come questo, che ho vissuto.

Palazzo Reale, gli appartamenti dei Principi, l'immensa stoviglieria e ... Le Cucine. A voi amanti del cibo, lascio queste immagini delle sale delle cucine Reali, che su di me hanno avuto l'effetto di una bacchetta magica: mi hanno trasportato in un altro tempo nel mio luogo d'elezione. E ho vissuto un film dentro al film.














24 ottobre 2012

Salone Internazionale del Gusto e Gente del Fud


Da domani ci troveremo là. 
Cibi Etici, cibi che cambiano il mondo. 
Con Pasta Garofalo, non so se rendo l'idea, 
la pasta che parla Erri de Luca, 
che non fa pubblicità, 
che fa cinema, 
che acchiappa le foodblogger e se le porta dietro a cucinare etico...o a creare un portale di mappe dei cibi più buoni e antichi d'Italia; 
che crea una pasta per i celiaci, detto e fatto. 
Ecco le dedico uno stornello quelli che si inventavano a scuola per far star tranquilli i bambini durante le lezioni, da una parola formare una frase con le iniziali...


La

Genuinità
Unica dei
Sapori la trovi solo
Tra gli
Onesti

Se vedrete una mezzo imbambolata, che gira tra gli stand con un sorriso stampato in faccia, e una scatola di biscotti in mano (homemade), perchè non sia mai si arrivi ad una festa senza portare niente... beh quella sono io.

Buona Festa a tutti allora!






23 ottobre 2012

torta sofficissima con l'acqua


...Ebbene sì proprio con l'acqua. Torta di tradizione contadina, quando l'acqua era un ingrediente sostitutivo di altri irreperibili o molto costosi.

Anche per quest'aura di tradizione e cultura che rimanda al passato, quando ho voglia di una torta sofficissima, alta, semplice, senza burro faccio questa torta, che ho trovato qui, apportando qualche piccola modifica.  
La caratteristica più interessante è che è fatta con l'acqua, e che lo stampo non va assolutamente imburrato né infarinato. Credetemi esce fuori da sola che è una bellezza! Per renderlo ancora più emozionante ho usato lo stampo da chiffon cake, che è un po' lo spauracchio, la prova del nove nell'estrazione del cake. Esce fuori da sola lo stesso... Utilizzate anche stampi da ciambellone o tortiere con i bordi un po' alti. Viene sempre sofficisssssssima e fluffosa.


Ingredienti per uno stampo da 28-30 cm o per quello da chiffon cake:
300 g di zucchero 
285 g di farina 00
7 uova bio
195 g di acqua frizzante
120 g di olio di semi
1 bustina di lievito per dolci (io lievito bio)
1 cucchiaino di cremor tartaro
1 cucchiaino di sale
scorza di 1 limone bio grattugiata
1 baccello di vaniglia (o estratto naturale)

    Come si fa:

    Prima di tutto separate i tuorli dagli albumi. Setacciate insieme in una grande ciotola la farina, lo zucchero, il sale e il lievito. Fate un buco al centro e versatevi in questo ordine e senza mescolare: l'olio, i tuorli, l'acqua, la scorza grattugiata del limone, i semi della bacca di vaniglia o un cucchiaino di estratto naturale (prima o poi fatelo che è comodissimo e si riutilizzano le bacche, per un risparmio notevole). Montate a neve fermissima gli albumi con il cremor tartaro. 
    Mescolate gli ingredienti nella ciotola fino ad ottenere un composto omogeneo; incorporarvi con delicatezza gli albumi a neve. Versate nello stampo senza ungerlo né infarinarlo. Infornate e cuocete a 165° per 55 minuti e poi a 175° per 10 minuti. Vale la prova stecchino. Togliete il dolce fate raffreddare capovolto (qui ho avuto molta paura, ma è andata bene come per lo chiffon cake). Passate un coltello intorno ai bordi, sformatelo e inondatelo di zucchero a velo o cioccolato.


    Buona come zuppa-latte o nel tè, o da sola, o in compagnia... 

    Carissimi amici andrò al Salone del Gusto con Pasta Garofalo e molti di voi saranno lì, probabilmente ci incontreremo. Non vedo l'ora! Preparerò una pasta con lo chef Niko Romito e Claudia del blog Verde Cardamomo. Vi racconterò se sarò riuscita a scolare bene la pasta a condirla e non fare disastri... io speriamo che me la cavo. Forse se fosse stato un dolce... mah 




    a prestissimo,
    un bacio 
    Mony


    p.s. Questa torta è Fluffosissima come il mio dolce coniglietto Snoopy:)




    18 ottobre 2012

    il BSJ di casa Ferragamo e la chef Beatrice Segoni


    Succede qualche volta di entrare in un sogno senza doversi prima addormentare.  Succede, in questo sogno, di accedere ad un luogo di rara bellezza e allo stesso tempo accogliente come una casa. A Firenze, città d'arte, massima espressione della bellezza italiana, in bilico sull'Arno, è adagiato l'Hotel Lungarno parte della Lungarno Collection, di proprietà della famiglia Ferragamo. Quello che colpisce appena si varca la soglia dell'albergo è l'impatto umano, di immediato calore e simpatia, che raramente si respira in posti di eccellenza come questo. Da Simone della reception che ti apre le porte della piccola città, una bottiglietta che racchiude alcuni tra i tesori d'arte più grandi al mondo. Ti consegna le chiavi di una bicicletta e con esse quelle della città; te la giri tutta con il sorriso sulle labbra, perché l'arte e il bello rendono felici. "La bellezza salverà l'Italia", lo spero davvero. Perché allora dovremmo stare tutti sereni, visto che di bellezza l'Italia è dispensatrice senza parsimonia alcuna. Persino negli angoli più nascosti e inaspettati c'è sempre una storia, un pezzo d'arte da scoprire, che ti alleggeriscono l'anima e la mente. Come questo. 


    Gli ambienti, gli arredi bianchi luminosi, le terrazze a picco sulla città, la colazione meravigliosa con l'Arno negli occhi e la musica dei raffinati Art of Noise, sono solo alcuni elementi che preludono ad una giornata in paradiso. 

    Giri l'angolo e ti senti sopraffatto da tanta meraviglia, che spunta dietro un prato o inaspettatamente dietro una piccola casa.  E girando in bicicletta scovi...



    La colazione nel terrazzino a picco sull'Arno






    ... E poi scende la sera, e come una magia la chef Beatrice Segoni del BSJ (Borgo San Jacopo), dispensa i suoi segreti e la sua storia, che quando te la racconta speri che non finisca mai, e anzi vorresti che te la raccontasse da capo. Un passato come modella e designer di moda, ha creato una sua collezione di successo, quando all'improvviso cambia rotta e sceglie, per amore, di avvicinarsi alla cucina, cominciando da zero. Come non ci si può appassionare ad una storia di coraggio e di svolta, direi tipica dell'animo femminile, che per i sentimenti apre varchi inattesi anche per sé, nella propria vita.


    Allora inizia ad imparare dal suo primo maestro che per due mesi le fa solo pulire da cima a fondo la cucina; quando gli chiede se avrebbe mai cominciato ad insegnarle a cucinare, egli le risponderà che non si può cucinare senza prima saper tirare a lucido l'ambiente di lavoro.

    Gianfranco Vissani sarà il suo mentore e grande amico, che ora quando passa a Firenze la butta giù anche di notte per farsi preparare la sua mitica carbonara. Un giorno ad una cena preparata a Palazzo Vecchio nel 1998 con un ospite d'eccellenza come Bill Clinton lei prepara il suo famoso dolce il sorbetto Daiquiri alla fragola, mousse di cioccolato bianco, mirtilli e mele rosa. Era presente l'amministratore delegato della famiglia Ferragamo, e da allora Beatrice illumina le cene del loro ristorante annesso, con attenzione e cura dei dettagli, accostamenti cromatici che le provengo da un retaggio della sua prima vita nella moda.

    Il personaggio familiare, però, che le ha trasmesso inconsapevolmente quest'amore per la cucina, persino in tempi non sospetti, è stato il papà. Lo ricorda la domenica in cucina, mentre preparava i vincisgrassi; che le costruiva con la sua abilità di artigiano, le alzate per le torte nuziali che le venivano commissionate; e l'ha incoraggiata sempre come un faro nella strada che lui prima di lei sapeva che avrebbe percorso con successo e soprattutto rispecchiando ciò che lei voleva davvero fare. A volte ci vogliono due vite per percorrere la nostra strada; lei ne è un esempio.


    Tra i suoi piatti cult lei stessa cita i Bottoni di animelle e gamberi rossi (come un cappotto chic), un accostamento che solo i grandi cuochi possono rendere perfetto; il suo daiquiri, e la tempura.
    Un trionfo di sapori che lei annuncia nel menu con una frase che mi ha colpito molto: "Mi piace passare le prime ore del mattino al mercato, per rendere piacevoli le vostre ultime ore della giornata". E cosa mai vista prima, nomina uno ad uno per nome e cognome gli orchestrali della sua brigata e il loro ruolo in cucina, chiudendo così "Dirige l'orchestra Beatrice Segoni."

    Ma un ulteriore elemento innovativo lo inserisce per i giovani all'ora di pranzo, volendo condividere il "suo" cibo anche con chi a pranzo mangia solo un panino. L'idea le era venuta un giorno quando a pranzo per un panino e una birra le avevano chiesto 15 €.  Trovando assurdo il costo, ingegna un pranzo veloce a 20 € disegnando questo piatto quadrato, con inserti delle quattro portate principali di un menu, un pranzo veloce con il prezzo friendly, aprendo la porta della sua casa ai giovani, agli studenti e a chi lavora. Potendo gustare le sue creazioni in modo davvero democratico.








    Gli orchestrali

    La cantina è da capogiro, gli oli e tutti i prodotti scelti personalmente da lei che scova e conosce i fornitori, che ormai la seguono da anni. Ah non l'avevo detto lei è Marchigiana, e si porta dietro tutto l'amore per la terra e i suoi buoni frutti, come solo chi ha vissuto sempre nel rispetto e nella tradizione del suo territorio.
    Il giorno prima di incontrarla, la sua arte era stata appena insignita di un altro mezzo punto dalla Guida del Gambero Rosso. 
    Auguri allora a questa grande donna e chef!











    15 ottobre 2012

    Sacher Torte

    Quando vado in fissa per un libro, un pasticcere, un ingrediente mi dovete sopportare: questa ricetta squisita e infallibile all'ennesima potenza, l'ho presa sempre dal libro senza foto, che ha fatto scalpore nel post qui sotto. Visto il risultato continuo a provare le ricette di Giuliana Lomazzi, riportate come un testo di studio, scientifico, preciso e appunto infallibile. La Sacher Torte. Mio figlio mi ha chiesto mentre stavo già preparando un altro dolce, mamma mi fai la Sacher Torte, una cosa così da niente, e come fai a dirgli di no. Eccola dunque... Niente da aggiungere: tutti la fanno, nessuno ne conosce la ricetta originale, bla bla bla... niente di nuovo sul fronte occidentale. Quindi provate questa tra le tante che avete fatto e farete in futuro, rimarrete stupite di fronte alla compattezza vellutata della fetta, che taglierete in modo deciso e inaspettatamente essa rimarrà intatta pur nella sua morbidezza, come la foto di un libro. Avete presente quelle fette di torta delle Konditorei in Austria o in Germania? Nette, compatte, morbide, belle da guardare. Ecco proprio così vi verrà. E buonissima da mangiare, unico accorgimento scegliete con cura gli ingredienti base, la marmellata non deve essere troppo dolce e il cioccolato fondente minimo al 70%.
    Trust me. Oggi sono così...



    Ingredienti per una tortiera di 22-24 cm, serve 8 persone:

    Per la base
    130 g di farina 00
    130 g di burro morbido
    110 g di zucchero semolato
    110 g di zucchero a velo
    130 g di cioccolato fondente
    6 uova bio
    1/4 di cucchiaino di estratto di vaniglia
    1 bustina di lievito per dolci
    Per la farcia
    confettura di albicocche (io ho utilizzato la mia alle pesche e vaniglia Bourbon)
    rum
    Per la glassa:
    200 g di zucchero semolato
    150 g di cioccolato fondente

    Fate fondere il cioccolato a bagnomaria e lasciatelo intiepidire. Lavorate bene il burro con lo zucchero a velo; quando è cremoso unite a poco a poco i tuorli e la vaniglia. Lavoratelo finché non é spumoso. Unite allora il cioccolato. Montate a neve ferma gli albumi con lo zucchero semolato. Amalgamateli con delicatezza all'impasto. Infine aggiungete gradualmente la farina e il lievito setacciati insieme. Imburrate e foderate con la carta da forno uno stampo tondo a cerniera, io ne ho usato uno normale e ho fatto fuoriuscire la carta da forno in modo da estrarre il dolce senza romperlo. Rovesciatevi l'impasto e cuocetelo in forno a 170° per 12-15 minuti con lo sportello socchiuso (serve a far crescere poco il dolce e ad evitare che si formi la crosta) E' VERO!!! 
    Chiudete lo sportello e proseguite la cottura per 1 ora circa. Togliete lo stampo dal forno e sistematelo su una gratella, fate intiepidire il dolce, sformatelo e dividetelo a metà orizzontalmente. Su un piatto mettete il disco superiore con la parte tagliata verso l'alto. Scaldate un po' di confettura di albicocche (io la mia alle pesche) con una spruzzata di rum. Quando è tiepida spalmate un sottile strato sulla torta. Coprite con l'altro disco. Spalmate altra confettura sui bordi e sulla superficie.
    Per la glassa bollite 5-6 minuti a fuoco alto lo zucchero (200 g) con 125 ml di acqua. Mescolate e lasciate raffreddare. Fate fondere a bagnomaria il cioccolato e unitelo allo sciroppo. Mescolate fino ad ottenere un composto morbido. Sistemate il dolce su una gratella (si sposta bene con un coltello largo e una spatola fatti scivolare sotto). Quando la glassa é tiepida stendetela sul dolce con un coltello bagnato, coprendo tutto uniformemente. Lasciate rassodare bene prima di servire. 
    I trucchi del pasticcere: non usate la glassa troppo calda altrimenti perde lucentezza; né troppo fredda perché é difficile da spalmare.


    Per me i Sapori dell'Inverno, come avete già avuto modo di intuire dai miei post precedenti, aprono le danze con sua maestà il Cioccolato. Ammetto che difficilmente interrompo l'assunzione di questa droga leggera persino nei mesi caldi, ma certo il miglior periodo per consumarlo e goderlo appieno è da qui in poi... A Natale con il freddo per strada, o a casa come dopo-cena o merenda è il comfort food per eccellenza; caldo e coccoloso, lucido come la stoffa di un raro velluto, di rimando a certe emozioni dell'infanzia irripetibili, inarrivabili. 






    12 ottobre 2012

    il contest L'amicizia se fosse...l'ha vinto...





    Senza indugi ho detto subito chi era il vincitore; i ringraziamenti e le motivazioni le leggiamo ora con calma, che la suspence è passata, anzi non ho neanche voluto crearla! 
    Ringrazio l'azienda Zalando per l'opportunità che mi ha dato di organizzare in piena libertà un contest che parlasse anche di altro attraverso il nostro amore per il cibo. 
    E ringrazio ovviamente la attonita giudichessa nonchè musa ispiratrice di questo contest Roby del blog Pupaccena; arguta e acutissima, grande donna e blogger, attenta ai sentimenti, alle parole e ovviamente sensibile all'argomento 'amicizia'. E' stato un contest in cui ho avuto modo di confrontarmi e riflettere. Grazie a tutti i partecipanti, le vostre storie sono state perle preziose, condivise con generosità. Ora lascio la parola a lei, Roby.

    "Patty cucina una torta e ti porta dentro una storia a quattro vite che sa di limone, di vaniglia, di more e di lamponi. La ricetta l'ha scelta con cura, perché avesse un significato preciso e perché parlasse di lei e di loro. E la storia l'ha scritta con amore, scegliendo con altrettanta cura frasi e parole che, come gli ingredienti di una ricetta perfetta, si combinano tra loro riuscendo a lasciare un buon sapore, una sensazione piacevole e un bel ricordo. Non è una sviolinata quella di Patty, è più una serenata con gli accordi giusti, provati e riprovati per anni, fino a quando l'attenzione e l'esercizio ti regalano la magia delle note giuste anche ad occhi chiusi. Di Patty mi resta il senso di una serena armonia, di vite e di sapori."

    Patty vince il buono di 80 € messo a disposizione da 
     Zalando da spendere nel loro negozio online.

    Voglio dare, comunque,  una menzione speciale anche ad altre tre blogger sempre con l'aiuto di Roberta. Non c'è un premio materiale per loro, ma l'apprezzamento e l'ammirazione per aver centrato il tema del contest e aver trasposto storie personali, raccontate attraverso la loro ricetta, di vita e di amicizia. 


       Damiana 

    "Colori, forma, sapori, nella ricetta di Damiana tutto contribuisce a raccontare una storia, due amiche e un'esperienza di vita in bianco e nero, probabilmente ancora tutta da chiarire e da capire e già così ricca di sfumature e di sfaccettature. Damiana l'ha raccontata con slancio e sincerità, svelandosi completamente sia nelle contraddizioni dei suoi stati d’animo che nella chiarezza del suo sentimento. E l'ha cucinata con tutta la passione che portano con sé i sentimenti forti, sensibili alle ferite. Lo è anche l'amicizia... e a volte lo dimentichiamo... "


    Federica

    "Di Federica mi ha colpita il suo sottolineare che l'amicizia è un atto quotidiano e il modo in cui l'ha fatto, attraverso una ricetta che nella sua straordinaria semplicità è di per sé un simbolo di condivisione. Inoltre, con il suo racconto e con la sua ricetta, mi ha ricordato la bellezza del giorno dopo giorno, il valore dell'amicizia che mette in comune gioie e dolori, la ricchezza di una partecipazione che diventa intimità. 

    E in testa mi resta una domanda... sappiamo (so) davvero prenderci cura e nutrire un'amicizia rara e preziosa, di quelle che per noi sanno essere allo stesso tempo "crosta" e "mollica"?. Mah... "


    E...Antonietta

    "Sarebbe facile dire che il racconto di Antonietta mi ha colpita perché parla della possibilità di avere delle amicizie maschili (materia su cui sono ferratissima!). In parte, ma non del tutto. Di Antonietta mi ha colpita la sua idea di amicizia - viva, rovente, semplice, schietta e sincera - soprattutto profondamente legata alla possibilità di condividere sogni e progetti. La passione con cui si coccola una fantasia lavorando in due perché diventi realtà, la voglia di guardare nella stessa direzione... che universo di sapori può aprire la straordinaria semplicità di un incontro e di un'amicizia che si infiamma per un sogno!" 

    Non aggiungo niente alle parole di Roby, perché ha parlato per me e con le sue parole ha espresso esattamente i miei pensieri. Quindi mettendo a tacere la sua sorpresa e la sua titubanza come giudichessa, le dico "altroché se te la sei cavata!" 

    Un bacio a tutti e buon fine settimana.

    Mony
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