31 dicembre 2012

dolci gusti in un anno e... un saluto a Rita Levi Montalcini

Non è un'ideona la mia: la miscellanea delle foto. L'ho visto nel blog di fiordifrolla e mi è piaciuto molto poter salutare i miei amici lettori e blogger con un excursus di alcune dolcezze fatte nel corso di questo anno! 
Che si conclude con la perdita di una grandissima donna, alla quale non potevo non tributare un saluto e un pensiero. Se sapesse che ancora proprio nei suoi ultimi giorni, le sue amate donne vengono uccise e violate barbaramente, alzerebbe fiera quel suo sguardo limpido e penetrante, incredula di quanto il mondo non sappia tutelare metà del genere umano. L'ho amata per il suo genio e la sua eleganza di spirito oltreché di modi; forse l'unica persona ad aver dato lustro al nostro senato. Davanti a lei tutti si sono inchinati; e quando l'ho incontrata per caso nella mia città, che passeggiava nel parco con il suo abito lungo, nero e con le spille d'altri tempi, non ho avuto coraggio di disturbarla. Avrei voluto farle conoscere mio figlio, che allora era un bambino di sei anni, e dirle quanto apprezzavamo la sua vita, il suo pensiero e l'armonia che traspariva dalla sua figura. Il mondo si è arricchito con una persona come la sua, si è vestito a festa, e inorgoglito della sua creatura, ha pensato che è stato un mondo fortunato e davvero benedetto dalla sua sconfinata conoscenza  e generosità intellettuale. 
"L'umanità è fatta di uomini e donne e deve essere rappresentata da entrambi i sessi" (R.L.Montalcini)

27 dicembre 2012

il pangiallo di dolci gusti in openkitchen



Carissimi lettori, amici blogger e pasticcioni in cucina come me, se siete sopravvissuti alla vigilia del Natale e vi siete comunque divertiti a organizzare, cucinare, imbandire  e decorare è il momento di andare a sfogliare il nuovo numero di Open Kitchen Magazine! Per la sera di capodanno, per le cene con gli amici o in famiglia, troverete tanti spunti e idee divertenti, per godere ancora di queste feste, per alleggerire l'anima e la mente da pensieri e impegni che ritroveremo tutti alla soglia del nuovo anno. Prendo l'occasione per augurarvi il meglio per il 2013 e superare indenni i momenti difficili che aleggiano imperterriti su questo amato stivale.


La ricetta del pangiallo, goloso pane delle feste arricchito di cioccolato e frutta secca lo trovate alla pagina 38, nella mia rubrica Il Profumo del Pane. Buona lettura!!!
E buon 2013!!!


Clicca sulla copertina e scarica gratuitamente il magazine!




19 dicembre 2012

Hotel Principe a Forte dei Marmi e lo chef Valentino Cassanelli




In questi giorni ho visitato un posto che conosco, Forte dei Marmi, ma che ho vissuto, questa volta, immersa in un'altra dimensione. Intanto il mare d'inverno, meraviglioso con i suoi colori; le immagini e i suoni smorzati dell'estate passata; le barche dismesse, il mare e il cielo prima di tutto.  E poi... poi l'Hotel Principe, il ristorante Lux Lucis, e lo chef Valentino Cassanelli, che ne è il re. Luce dovunque, di qui il nome, le ampissime vetrate eliminano qualsiasi barriera visiva e fanno entrare i giardini  negli interni comuni e nelle stanze di questa struttura davvero fuori dal comune. Tutto concorre a trasmetterti, all'arrivo, un'eleganza di livello superiore, un'architettura eccelsa, ma immediatamente fruibile come naturale, perfettamente integrata nel verde e "raccontata" solo da giovanissimi, a partire dallo chef.
Grande lavoro di ristrutturazione del direttore, Cristina Vascellari, che ha voluto fortemente nuova linfa tra i collaboratori; una sorpresa e un piacere immenso palpare il valore che si è voluto dare ai giovani nel lavoro, perché di fatto sono loro il valore aggiunto, a prescindere.



      
E quanto hanno restituito con la loro energia e professionalità, lo stupore e la delicatezza uniche di questa età. Impossibile non deliziarsene. A colazione o a pranzo; a cena con Valentino, nella spa e nella terrazza (con vista mozzafiato ) per l'aperitivo.

Valentino, 28 anni appena compiuti, Modenese doc, dice di non aver avuto un ispiratore in famiglia, una nonna o una zia, che lo hanno spinto verso questa strada. Ma poi raccontando delle domeniche in cui si preparavano in casa i tortellini o i ravioli, come una prassi normale, si intuisce che l'ambiente opera senza che se ne abbia una precisa consapevolezza. E quello che per tanti è un'arte o perlomeno una dote peculiare, per molti come lui è solo "la normalità". Dopo gli studi  si spinge mosso da curiosità e passione (i motori del mondo!) fino a Londra, dove lavora nella trattoria di lusso "Locanda Locatelli"e poi  ancora al NOBU sempre di Londra per approdare infine a Milano da Carlo Cracco.


Valentino è un concentrato di energia e stabilità, freschezza e serietà insieme. Una persona, prima che uno chef, con spunti di sensibilità e capacità di comunicare davvero insoliti. Per lui, infatti, "comunicare" ogni suo piatto è prima di tutto una necessità. Dietro ogni pietanza c'è una storia un'emozione, un racconto.

La sua cucina è una ricerca di sapori e abbinamenti, che collegano come un ponte la tradizione a ciò che davvero di nuovo si può vedere in un piatto.

Cosa c'è di insostituibile per Valentino in cucina, l'ingrediente che non può mancare. E lui risponde con una favola: le Tre figlie del Re. Il re chiede alle sue figlie quanto lo amino e le prime due rispondono quanto l'oro, papà, quanto l'argento. E la terza risponde ti amo come amo il sale.  Il sale, ovviamente è l'ingrediente insostituibile, basilare, ma impossibile da dimenticare. Lo sa bene quel re che nella favola punisce la figlia, mandandola a lavorare come cameriera nella casa di un principe; e lei in occasione di una cena, prepara tutte le pietanze senza sale. Solo allora il Re capirà quello che intendeva sua figlia.

La base della cucina di Valentino è il pesce freschissimo del territorio in cui opera, la stagionalità è parte del sua dna ovviamente, anche se non mancano incursioni in piatti con la carne, che detto da una non carnivora, sono il non plus ultra. I suoi piatti devono raccontare qualcosa, come il risotto con le chioccioline di mare, "è un piatto che ricorda il mare d'inverno cupo ma possente". Il suo team perfettamente armonico, sa tutto dei suoi piatti e chiunque sa spiegare provenienza dei prodotti, composizione e significato. Come il Sommelier, preparatissimo e accorto.


E ancora alla domanda di chi fosse la sua guida spirituale, se ci fosse una persona, un maestro, che durante le sue preparazioni lo accompagnasse mentalmente come una sorta di angelo custode, la sua risposta è stata "no nessuno, sono solo io dentro i miei tentativi, i risultati e i miei passaggi nel trovare un'armonia nuova, un accoppiamento che mi è venuto in mente magari solo passeggiando o pensando a qualcosa." E cosa ti ispira di più Valentino? "Qualsiasi cosa anche fare la spesa al mercato, un oggetto, un frutta o la musica". Spesso ascolta musica nella sua cucina, oppure il silenzio per concentrarsi e far uscire ancora uno dei suoi meravigliosi piatti. 











13 dicembre 2012

montersino docet ... al club delle cuoche


Un'esperienza completa, sicuramente da ripetere. Cosa? Una lezione di Montersino, ça va sans dire! Ieri sera nella bellissima scuola di Luisanna Messeri, il Club delle Cuoche nel centro di Roma, si è svolta una lezione di tecnica, fisica e matematica. Sì proprio così, e da questa lezione sono uscite le torte più buone del mondo, quelle di Montersino. Ormai guru, acclamato, famoso, corteggiato, ma sempre grande maestro, sempre Luca. Lui va oltre il detto chi non sa insegna e chi sa fa, o era il contrario...vabbè. Lui fa tutto: insegna e crea e spiega anche alla lavagna assiomi e basi di farina zucchero e burro, sulle quali costruire il giusto peso dei liquidi. Intesi come uova, panna, acqua... una meraviglia. Se mi avesse visto la mia insegnante di matematica, non avrebbe creduto ai suoi occhi, affascinata dai numeri...io?!


Cosa non si fa per un vulcanetto della crema di Luca (vero Luca?!) o per un pan di spagna tra venti possibili varianti (capito bene venti varianti di pandispagna); che già su quei due fatti ieri sera ci potevamo dormire come su un guanciale soffice e spumoso. Perché va bene la ricetta, ma vuoi mettere capire il motivo per il quale quelle uova montate in quel modo creano la bolla d'aria, che 'esplode' nel calore del forno e fa lievitare il pan di spagna senza l'uso di lievito?  E su queste basi 'scientifiche', vuoi mettere inventarti tu la ricetta per quello che vuoi ottenere? Chi ancora dice che la pasticceria non è una scienza esatta, parli ora o taccia per sempre... Ne ho di appunti da studiare e equilibri da testare, ovviamente ve ne racconterò delle belle, qui prossimamente su questo blog! Godetevi le foto che anche se orribili, fatte con un cellulare al volo, hanno un contenuto che perdona tutto:)




Alla prossima lezione di fisica...
buon fine settimana.
Mony


07 dicembre 2012

crostata meringata alla crema di limone



In questo periodo sono di poche parole, sorry,  quindi mi limito a condividere con voi la mia passione più grande attraverso le ricette di dolci, che sperimento nella mia cucina, 'sfruculiando' libri e libriccini alla scoperta di trucchi e chicche che mi piace scrivere qui. Non che i disastri manchino, anzi parafrasando Iginio Massari, quando una torta non viene bisogna aver il coraggio di buttarla. Altroché se ne ho buttate...ma anche quegli errori sono dei gradini che portano a capire.   Quello che mi fa andare avanti, dopo le secchiate, è la grande soddisfazione che mi riservano i 'lettori silenti', oltre alle amiche blogger; cioè coloro che non hanno facoltà di commentare, per pigrizia o mancanza di abitudine, ma che mi telefonano o mi "mandano a dire" finalmente questa ricetta mi è riuscita, grazie ho fatto un figurone; persone, che utilizzando vecchi metodi, mi abbracciano con la loro approvazione e attestazione di amicizia.  That's why I go on…





per la pasta frolla classica di Maurizio Santin
500 g di farina
285 g di burro morbido
140 g di zucchero a velo
50 g di farina di mandorle
2 uova bio
1/2 baccello di vaniglia
1/2 cucchiaino di fior di sale

per la crema di limone
100 g di zucchero semolato
50 g di zucchero a velo
3 cucchiai di fecola di patate
2 uova bio
2 limoni
1 noce di burro




 Preparate la pasta frolla
Setacciate metà farina nell'impastatrice o nella planetaria; aggiungete il sale, lo zucchero, il burro le uova, i semi della vaniglia, la farina di mandorle. Iniziate a lavorare a bassa velocità, poi incorporate il resto della farina setacciata. Impastate fino ad avere un composto omogeneo. Formate un panetto schiacciato e fate riposare 12 ore prima di utilizzarla. 

Questa è un guscio che potete riempire come volete. Al momento di utilizzarla cuocetela in bianco: stendetela in una tortiera imburrata e coperta con carta da forno (fatela fuoriuscire dai bordi per poter estrarre la torta con facilità). Bucherellate con una forchetta, mettete un altro foglio di carta da forno sopra e una tortiera più piccola all'interno. Per far sì che la frolla non cambi forma durante la cottura in bianco. Procedete a cuocere in forno a 190° per circa 20 minuti, eliminate la tortiera più piccola e il foglio di carta da forno e proseguite la cottura per altri 20 minuti circa fino a doratura. 



Preparate intanto la crema di limone. (presa dal grande libro dei dolci)
 


Fate bollire 300 ml di acqua con lo zucchero semolato e la scorza grattugiata di un limone. Spremete i due limoni e diluite la fecola nel loro succo. Versate nel pentolino e fate sobbollire per qualche minuto mescolando finché non si addensa la crema. 
Togliete dal fuoco e aggiungete i tuorli, rimettete sul fuoco, unite il burro e mescolate ancora qualche minuto a fuoco dolcissimo finché la crema non è omogenea e ben consistente. Versatela in una ciotola posta su un contenitore con acqua fredda e ghiaccio. Coprite con pellicola a contatto e passate in frigorifero fino al momento dell'utilizzo. 


Quando la crema è fredda spalmatela nel guscio di frolla. Montate gli albumi con 40 g di zucchero a velo finché sono sodi e lisci. Trasferite il composto in una sacca da pasticcere e fate degli sbuffi tutto intorno al torta lasciando il centro scoperto. Passate in forno a 150° quanto basta perché la meringa prenda colore.


Così...

Tirate i bordi della carta da forno e posizionate la torta sul piatto da portata.







03 dicembre 2012

torrone al miele




Questa è una ricetta che ho pubblicato sul terzo numero di Open Kitchen e che da soddisfazione e assuefazione. E' tosto che rompe i denti, ma se lo sciogli in bocca è come la cubbaita per Andrea Camilleri, che lo usa come antistress e puro godimento. E' una via di mezzo tra la ricetta latina e la tradizione araba del suo dolce preferito: mandorle miele e pistacchi. E visto che siamo a dicembre ufficialmente si aprono le danze del Natale:) Per me con l'albero agghindato, il mio preferito rispetto al presepe che lascio ai miei ragazzi.

Ingredienti per circa 1 kg 1/2 di torrone

Vi occorre un termometro digitale.
  • 300 g di miele di acacia
  • 80 g di albumi 
  • 1 bacca di vaniglia
  • 450 g di zucchero  semolato
  • 25 cl di acqua
  • 750 g di frutta secca a piacere (mandorle pistacchi nocciole) intera
  • 100 g di cedro e arancia candita di ottima qualità
  • 2-3 gocce di limone
  • fogli di ostia rotondi (li trovate in farmacia)



1. Montate a neve ferma gli albumi con i semini della vaniglia e 2-3 gocce di limone.
In una pentola capiente e dal fondo spesso mettete l'acqua, il miele, e lo zucchero in questa sequenza e cuocete, senza girare, fino a raggiungere la temperatura di 135° (ci vorranno circa 25 minuti).

2. Incorporate gli albumi mescolando con una frusta fino a raggiungere 140°; a questo punto togliete dal fuoco (ci vorranno ancora circa 30 minuti).
Inserite la frutta secca e quella candita all'interno del composto e mescolate velocemente con un cucchiaio di legno.

3. Su due teglie rivestite con carta da forno disponete le ostie e su ciascuna porzionate un po' del composto con l'aiuto di due cucchiai bagnati. Attenzione a non ustionarvi!
Ricoprite poi con una seconda ostia a chiudere, premendo leggermente per far aderire il torrone anche ai lati.



Fate asciugare per 1 ora e serviteli interi o divisi a metà.


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