29 marzo 2012

red velvet cake...anche io


Ebbene sì l'ho fatta, l'ho vista in giro per i blog per tanto tempo, ma ancora digiuna degli zuccheri americani, che a volte trovavo stucchevoli forse più per un pregiudizio radicato che non per esperienza diretta, l'avevo più e più volte snobbata; anche la mia amica Patty si era cimentata nell'impresa, genuflettendosi per la ricetta del ripieno, poiché non si ricordava dove l'aveva pescata e quindi da ottima blogger, non ne poteva linkare correttamente l'origine. Allora mi sono lanciata anche io e a leggere gli ingredienti le papille e il colesterolo si mettono a danzare insieme, quanto sorprendentemente e in modo inaspettato il sapore in bocca è, al contrario, delicatissimo e per niente zuccherino. Alla vista dei commensali della cena, che tra gli uomini se ne sono concessi persino tre porzioni (beati loro!), ho gettato definitivamente la spugna, convinta ad approfondire meglio tradizioni dolciarie d'oltreoceano. Il colore rosso ha perso un po' in cottura quindi consiglio di aumentare le dosi del colorante. La ricetta l'ho presa qui nel blog joy of baking: sono andata alla fonte…


Ingredienti per le due torte rosse:
250 g di farina 00
1/2 cucchiaino di sale
15 g di cacao amaro 
113 g di burro a temperatura ambiente
300 g di zucchero semolato
2 uova grandi codice 0 (io ne ho usate 3 perché sono medio-piccole)
1 cucchiaino di estratto alla vaniglia  (o i semini di 1/2 bacca)
240 ml di latticello*  (io l'ho sostituito con metà latte e metà panna) 
2 cucchiai di colorante rosso liquido (io ne ho utilizzati 3)
1 cucchiaino di aceto bianco
1 cucchiaino di bicarbonato di soda
* il latticello, si può fare anche in casa montando la panna fino ad ottenere il burro, quel liquido che rimane al di sotto è il latticello. 

Come si fa:
1. Setacciate insieme la farina, il cacao e il sale. Sbattete il burro con lo zucchero per 1-2 minuti  in planetaria con la K o con lo sbattitore finché sarà morbido: fatelo andare anche in modo sostenuto diventerà una crema. Aggiungete le uova una alla volta e l'estratto di vaniglia sempre con la macchina azionata.
2. In una brocca mischiate il latticello  (io la panna e il latte) con il colorante. Con la planetaria con il gancio a frusta o con lo sbattitore, a velocità bassa, aggiungete alternativamente la miscela di farina e il latticello al composto di burro, in 3 volte, iniziando e finendo con la farina.   
3. In una ciotolina versate l'aceto con il bicarbonato attendete che frizzi e poi versatelo velocemente nel composto della torta. Versate il composto in 2 tortiere di  22 cm di diametro, imburrate e infarinate e infornate a 175°C per 25-30 minuti. Fatele raffreddare sformatele e avvolgetele nella pellicola conservandole per 1 ora in frigorifero.


Ingredienti per il ripieno Cream Cheese
227 g di formaggio cremoso (io ho scelto la ricotta di capra) a temperatura ambiente
227 g di Mascarpone a temperatura ambiente
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
115 g di zucchero a velo setacciato
360 ml di panna fresca da montare 

1. Sbattete in planetaria il mascarpone con la ricotta finché otterrete un composto liscio, aggiungete lo zucchero a velo e continuate a sbattere finché ben amalgamato. Ora montate il gancio a frusta e inserite la panna montando il composto fino a che sarà abbastanza spesso da essere spalmato. Aggiungete più panna o più zucchero se serve ad ottenere la giusta consistenza.
Assemblaggio della torta:
Con un coltello dividete in due le due torte, ottenendo 4 dischi che farcirete con la cream cheese, ricoprite anche tutta la superficie e i bordi, decorate con lamelle di cioccolato fondente o a piacere. 





27 marzo 2012

Sapore Canada


La scorsa settimana a Roma, la Città del Gusto del Gambero Rosso ha organizzato una serata in collaborazione con l'Ambasciata del Canada per far conoscere e apprezzare prelibatezze canadesi e comunicare ciò che rappresenta il cibo in una cultura in cui la natura incontaminata è un elemento fondante.
  E' stato come assistere ad una interessante partita di tennis condotta dai due chef, il canadese Cesare Santaguida e l'italiano Luca Ogliotti. Ciascuno ha utilizzato gli stessi ingredienti di  provenienza canadese e trasformati in piatti molto diversi tra loro secondo la propria cultura alimentare. Otto portate tra i quali spicca la carne di bisonte, mai assaggiata prima, di caratteristica tenera e magra e i ravioli con astice; l'estrazione italiana ha accompagnato i piatti con ceci di Onano e carciofi romani e presentato la carne come un brasato con agretti e patate rosse, quella canadese con riso selvatico e purea di mirtilli rossi e rafano, e un sorprendente accoppiamento mare e monti con carpaccio di manzo di angus canadese e coda di astice.

 Il tutto accompagnato da vini di etichetta canadese come Vinelands Cabernet Franc 2008 (Ontario) e il meraviglioso Paradise Ranch Riesling Icewine 2006 (Okanegen Valley). Di questo vino, il passito che viene dal freddo, avevo già parlato qui nella sua etichetta europea e la sua storia davvero intrigante, come tutte le squisitezze nate da un errore, ne fanno un nettare zuccherino da grande abbinamento con i dolci, che almeno per me non ha eguali. "La sua peculiarità è la presenza nelle uve della muffa nobile Botrytis Cinerea. Di solito questa muffa consente la produzione dei migliori vini dolci del mondo,  il Sauternes e il Barsac francesi, il Picolit friulano, il Torcolato veneto ne sono solo alcuni esempi. La differenza dell' ice wine da tutti gli altri è di mantenere le caratteristiche speziate e dolciastre della muffa (che causa una sur-maturazione dell'acino) senza essere un vino di grande struttura ed alcolicità. Questo vino è altrimenti detto l'oro liquido venuto dal freddo."
















21 marzo 2012

ciambella paradiso


Per il contest del blog  I pasticci di Luna, partecipo con questa torta alle ricette antiche e semplici, per la sua storia affascinante, per il fatto che porta con sè una leggenda che fa sognare e immaginare profumi e sapori di tempi antichi. Si narra che il frate erborista della Certosa
usasse allontanarsi oltre il recinto del monastero alla ricerca di erbe e piante per i suoi infusi medicinali. Si narra anche che incontrò una sposina che gli fece assaggiare questa torta, che trovò superba e volle incontrarla di nuovo per farsi dare la ricetta. Il Priore, però, insospettito dalle sue assenze lo rinchiuse entro il confine del monastero, dove il frate in ricordo della fanciulla si dedicò a riprodurre la sua torta, che i confratelli per la squisita bontà battezzarono Torta Paradiso. Nel 1878 il grande pasticcere di Pavia Vigoni ebbe a fare la sua ricetta di questa torta con la quale vinse il massimo riconoscimento nel 1906 "la sola torta premiata con Medaglia d'oro all'Esposizione Internazionale a Milano" etichetta che ancora campeggia sulle confezioni della famosa pasticceria. E' una torta semplice di uova zucchero burro e fecola di patate, ha un sapore semplice che piace a tutti; i bambini ne vanno matti, da inzuppare nel latte o così assoluta, che a tratti da un senso di allappamento (termine coniato dal mio gnometto) dovuto alla sofficità e insieme consistenza dell'impasto. 

Ricetta presa dalla Grande Pasticceria dell'Accademia Maestri Pasticceri Italiani

Ingredienti:
4 uova codice bio
75 g di burro
150 g di zucchero semolato
1/2 bacca di vaniglia
1/2 limone non trattao
150 g di farina 00
75 g di fecola di patate
1/2 bustina di lievito per dolci (io ho usato il cremor tartaro)
sale
burro e farina per lo stampo
zucchero a velo per decorare

    Come si fa:
    1. Separate i tuorli dagli albumi. In una ciotola mettete il burro ammorbidito, 75 g di zucchero, i semini della vaniglia e mescolate bene tutto. 
    2. Unite i 4 tuorli uno alla volta mescolando bene fino a quando avrete ottenuto un composto liscio; unite infine la scorza grattugiata del limone.
    3. In un'altra ciotola mettete gli albumi e montateli a neve ben soda con 4-5 gocce di limone, quindi unite lo zucchero rimanente. 
    4. Setacciate a parte la farina con la fecola di patate e il lievito e uniteli al composto di tuorli; aggiungete poi gli albumi montati mescolando dal basso verso l'alto. 
    5. Prendete uno stampo a ciambella di 22 cm. (io ho usato quello per Kugelhopf da 1 litro) imburrato e infarinato e versatevi il composto infornando a 180°C per 45-50 minuti. Vale la prova stecchino; fate raffreddare  la torta prima di sformarla e spolverizzate con zucchero a velo fatto cadere da un setaccio.



    16 marzo 2012

    una cheesecake cioccolato e zenzero per la Montessori


    immagine Internet
    Su invito di Stefania, scrivo volentieri questo post per la sua strenna sulle donne speciali, visto che siamo a marzo il mese a noi dedicato, appena ho letto che di donne si trattava e straordinarie oltre che famose, subito nella mia mente si è palesata la figura di Maria Montessori, la cui vita e intelligenza ho sempre ammirato per la caparbietà e il grande coraggio di opporsi ad un mondo, che, in quanto donna, non le avrebbe concesso neanche la metà di quello che è riuscita ad ottenere per sè, per il mondo scientifico e soprattutto quello pedagogico. Ciò le costò il più grande sacrificio che si può chiedere ad una donna, rinunciare al proprio bambino, a tratti anche criticabile per questo, secondo i propri punti di vista e il proprio coinvolgimento emotivo. Fu una tra le prime donne ad entrare alla facoltà di medicina a "La Sapienza", sfidando il monopolio maschile e minacciando un equilibrio consolidato. La vita di una studentessa universitaria nel 1982 non era certo facile, unica donna, quando sfilava nei corridoi e sentiva i colleghi sbuffare lei soleva avvertirli:" Soffiate pure. Più  soffiate più in alto arriverò." Per lei si facevano lezioni di anatomia la sera per pudore e per non distogliere i colleghi maschi dal loro impegno di studio, e un giorno di eccezionale nevicata fu l'unica studentessa a presentarsi a lezione, convincendo
    definitivamente i professori della sua irrevocabile decisione a laurearsi. Caparbia e intuitiva colse immediatamente l'esigenza di comprendere e allevare i bambini  come persone, straordinariamente intelligente e forte di una gigantesca cultura lo insegna al mondo e libera i bambini rivoluzionando la pedagogia."Benchè piccoli, i bambini meritano rispetto e imparano più facilmente se attingono alle loro risorse interiori; fa comprendere agli adulti che non devono conformarli a modelli prestabiliti  perchè i bambini non sono vuoti da riempire, ma una ricchezza da far crescere". L'infanzia è tanto idealizzata dalla letteratura quanto maltrattata nella realtà; con l'arrivo della rivoluzione industriale non si esita a tenere i piccoli al lavoro anche sedici ore al giorno in ambienti malsani. Tale ingiustizia non sfugge però a chi, come lei, inizia a battersi per cambiare qualcosa. Nel 1899 viene mandata a dirigere la scuola magistrale di Roma insieme a Giuseppe Montesano, che la appoggerà e affiancherà nei suoi progetti; si innamoreranno e avranno un figlio, al quale lei dovrà rinunciare per le convenzioni sociali dell'epoca, almeno fino ai suoi 15 anni: di questo dolore scriverà "doverlo disprezzare è atroce". Per i bambini di tutto il mondo fece molto, quanto per il suo non poté fare
    Fonderà un modello di scuola che dilagherà nel mondo fino a sbarcare oltreoceano: di lei un episodio mi è rimasto impresso, narrando da dove nasceva la sua curiosità per i bambini faceva riferimento ad un incontro del tutto casuale: "sta camminando al Pincio e vede una mendicante con il bambino, il piccolo attira la sua attenzione più della madre altrettanto misera e denutrita. E' assorto, assente mentre rigira tra le manine un pezzo di carta rossa, e appare tanto indifferente a ciò che accade intorno a lui quanto appassionato al povero giocattolo: per quel ragazzino, conclude Maria, la fame di giocare per conoscere è altrettanto forte- forse anche più forte- dell'appetito."  Di qui inizierà a prendersi cura dei "bambini deficienti" rinchiusi in una clinica in mezzo agli adulti perchè nessuno li veda; parlando con una guardiana che si lamenta, scopre che questi bambini prendono il cibo lo fanno a pezzi e si gettano per terra a cercare le briciole; Maria comprende che essi non hanno altro che quelle briciole per svagarsi, vogliono un contatto con il mondo, hanno bisogno di fare e di conoscere." Darà ampio respiro ai suoi alunni, affiderà loro compiti prima destinati alle maestre, ognuno dovrà occuparsi dell'aula a turno e di distribuire il pranzo o riassettare i banchi, con l'obbietivo di far conquistare loro un'indipendenza prima inconcepibile.Tanti altri sono gli aneddoti che ruotano intorno alla sua straordinaria figura, alla quale l'Italia tributò onori sbiaditi; questa signora dallo sguardo penetrante, il cui volto campeggiava sulle mille lire, è più nota all'estero che nel suo paese. L'America l'accolse a braccia aperte e il suo metodo ha avuto più applicazione oltreoceano, in Gran Bretagna e Olanda che non nelle scuole italiane. 
    Per questo motivo ho pensato di dedicarle un dolce di tradizione anglosassone, la cheesecake in una versione gluten-free; senza volermi sostituire a chi di glutenfree vive e cucina ogni giorno, mi sono limitata ad eliminare i biscotti classici e sostituirli con quelli senza glutine.


    Da una ricetta di Gordon Ramsey


    Ingredienti per 8 persone:

    100 g di biscotti senza glutine 
    35 g di burro fuso 
    170 g di mascarpone 
    140 g di formaggio fresco (io ho usato la ricotta di capra) 
    2 uova codice 0 
    25 g di zucchero semolato 
    100 g di cioccolato fondente (al 56%) 
    2 cucchiaini di zenzero in polvere



      Procedimento 

      1. Mettete i biscotti con un cucchiaino di zenzero in un robot da cucina e riduceteli in briciole. Versate in una ciotola e mescolate con il burro fuso. Versate il composto in uno stampo a cerniera di 20 cm (io ne ho usato uno usa e getta imburrato e ricoperto di carta da forno bagnata e strizzata con i bordi all'esterno per sformare la torta senza romperla). Livellate il composto con un cucchiaio e infornate a 190° per 5 minuti.
      2. Lavorate il mascarpone e il formaggio finchè il composto è liscio. Unite le uova una alla volta e mescolate. Fondete il cioccolato a bagnomaria. Preparate uno sciroppo con 100 ml di acqua e 2 cucchiai di zucchero fate sobbollire a fuoco vivo per 5 minuti e lasciate intiepidire. Aggiungete un cucchiaino di zenzero e scioglietelo dentro. Aggiungete lo sciroppo lentamente al cioccolato fuso mescolando. Ora unitelo al composto di formaggio.

      3. Versate il ripieno sulla base dei biscotti e infornate a 170° per circa 50-60 minuti. La cheesecake è pronta quando il ripieno si è appena rassodato al centro dovrebbe tremolare un pò. Lasciate intiepidire, sformate e servite con panna montata allo zucchero vanigliato


      Nota: alcuni brani della vita di Maria Montessori sono tratti dal libro di Marta Boneschi "Di testa loro" dieci Italiane che hanno fatto il Novecento.

      Partecipo con questa ricetta alle strenne Donne straordinarie del blog Cardamomo di Stefania.


      12 marzo 2012

      pie di albicocche, yogurt e ricotta di capra


      Adoro la ricotta di capra, da quando ne ho scoperto la leggerezza e l'assenza totale di fiocchi, è diventato il mio formaggio nelle preparazioni di dolci come questa deliziosa pie o le cheesecake. E' fresco quindi privo di conservanti e antipatici sapori in retrogusto. La ricotta si ottiene con il siero che si forma durante la trasformazione del latte in formaggio,  è un alimento ricco di proteine nobili e povero di grassi. Quindi largo a questo latticino, propriamente detto, nobilissimo. Buono mangiato assoluto e gustato in diversi dolci o preparazioni salate. 


      Eccola in bella vista mentre si addenta una fetta tiepida di questa deliziosa pie, e fa l'occhiolino tra la frutta e la forchetta, con il suo sapore sublime, delicato e "giusto".



      Questa ricetta, presa dall'enciclopedia de La Grande Pasticceria Accademia Maestri Pasticceri, partecipa al bellissimo contest delle mie amiche Assunta e Donatella.



      Ingredienti per 8 persone:

      Per il ripieno
      250 g di ricotta di capra
      250 g di yogurt
      170 g di zucchero semolato
      4 uova codice 0 (bio)
      1 limone non trattato
      6 cucchiai di confettura di albicocca
      250 g di albicocche sciroppate (pesate sgocciolate)
      burro per lo stampo
        per la pasta frolla
        300 g di farina 00
        150 g di burro ammorbidito
        150 g di zucchero semolato
        scorza grattugiata di 1 limone non trattato
        1 uovo codice 0
        1 cucchiaino di estratto di vaniglia (facoltativo)

          1. Preparate la pasta frolla amalgamando velocemente tutti gli ingredienti, stendete al frolla tra due fogli di carta da forno e mettetela a riposare in frigorifero mentre preparate il ripieno.
          2. Nel frattempo preparate il ripieno: mescolate la ricotta con lo yogurt e lo zucchero in una ciotola usando una spatola, poi incorporate 3 uova  e la scorza grattugiata del limone.
          3. dividete la pasta frolla in due parti una più grande dell'altra. Tiratela in 2 sfoglie di 20 cm e 26 cm di diametro.
          4. Imburrate uno stampo a cerniera (io ne ho utilizzato uno usa e getta) e ricoprite il fondo e i bordi con carta da forno bagnata e strizzata, facendola fuoriuscire così da poterla sformare senza romperla (è un piccolo trucco che mi è utile per le cheesecake e le pie con l'interno morbido). E fate aderire il disco più grande di pasta sfoglia sulla base e e sulle pareti.
          5. Bucherellate il fondo con i rebbi di una forchetta, spalmatevi sopra la confettura, poi versatevi il composto di ricotta; livellatelo con una spatola e affondatevi le albicocche. Coprite il tutto con il disco di pasta frolla più piccolo incidetelo con dei tagli a raggiera ripiegatevi sopra i bordi del disco di pasta frolla inferiore e spennellateli con l'uovo rimasto sbattuto.
          6. Cuocete la torta in forno già caldo a 175° per circa 1 ora e servitela tiepida (da panico) o a temperatura ambiente.



          Ecco il contest al quale partecipa la mia pie organizzato dal blog Fiordirosmarino e La Cuoca dentro
          E VINCE IL TERZO POSTO



          07 marzo 2012

          ma l'8 marzo dobbiamo festeggiarlo ancora???

           Io sono donna! e non ho mai amato questa ricorrenza, non ho mai festeggiato l'otto marzo. Forse perché festeggiare un giorno dedicato alle donne, voleva dire ammettere di aver bisogno di protezione sociale in quanto sesso debole, e non volevo ammetterlo neanche con me stessa, non ho bisogno, che gli uomini o la società decretino un giorno per le donne, come a lavarsi la coscienza, come a riconoscere e legittimare quello che le donne devono ancora subire in tutto il mondo per mano degli uomini, soprattutto dei loro compagni o mariti. Che me ne faccio di un giorno di festa? Anche alla mamma e al papà è dedicato un giorno di festa, come è stridente il significato vero? Vorrei che venisse abolito l'otto marzo, vorrei che non ci fosse più così tanto di brutto e doloroso da ricordare.
          Poi sono incappata qualche giorno fa nell'amaca di Michele Serra, ancora più bella, se possibile di sempre nella quale parla di tre donne nate in famiglie della 'ndrangheta Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce; la prima uccisa, la seconda costretta al suicidio (che ignominia) e la terza riuscita a fuggire, perché testimone di giustizia a nome suo e di tutte le persone libere. Non me ne vorrà Serra, se faccio mie le sue parole "A chi ritiene che l'otto marzo sia una ricorrenza inutile, fuori tempo massimo, rifletta sulla condizione di assoggettamento che ha spinto Lea, Maria Concetta e Giuseppina al martirio e alla fuga". 
          Allora mi sono sentita chiamata in causa, quasi come se stesse parlando con me, un uomo che mi dice se proprio pensi che sia obsoleta la festa delle donne, rifletti sulla condizione di oppressione e violenza alla quale queste donne, come milioni di altre nel mondo sono costrette a vivere, o a morire. 
          E allora oggi lo voglio festeggiare con orgoglio e con rinnovato lustro, pensando... 
          ...a tutte quelle donne che ogni giorno nel mondo vengono violate nel corpo o nella mente da chi è più forte di loro e che spesso professano di "amarle", (ogni tre giorni, TRE giorni, leggete bene, viene uccisa una donna in Italia per mano del partner, la violenza uccide più del cancro "è la prima causa di morte in Italia per le donne tra i 16 e i 44 anni.(!!!); e ancora tocca sentire nei telegiornali quell'odiosa parola "delitto passionale" riferito ad una ferocia e ad un abuso nei confronti di donne e dei suoi familiari o amici, puniti e uccisi solo in quanto legati alla vittima; atti, va da sé, che nulla hanno a che fare con la passione o l'amore, ma parlano solo di odio e rifiuto della libertà di chi la rivendica come diritto alla vita; 
          ...lo voglio festeggiare pensando... 
          ...a tutte le donne vittime ancora oggi di pratiche tribali, orrende come le mutilazioni genitali;
          a tutte coloro che rientrano a casa con il terrore di trovare la mano violenta del compagno;
          a quelle che sul lavoro sono costrette a  firmare una postilla di licenziamento in tronco nel momento in cui rimangono incinte (non parlo di un'azienducola sperduta in un paesino, ma è recente notizia relativa alla RAI);
          alle donne sottopagate rispetto agli uomini a parità di ruolo (cioè tutte);
          a quelle vittime di attacchi o anche semplici illazioni sessuali sul luogo di lavoro;
          e, infine, lo voglio festeggiare pensando anche a tutti quegli "uomini che, invece, le donne, le amano veramente" e sono incantati di fronte all'immensità dell'universo femminile e alle sue mille sfaccettature. 
          Più che ad una mimosa, quindi, ho pensato ad una torta a strati, da scoprire e gustare nei diversi sapori e consistenze, come può esserlo una donna, per la bellissima e variegata coloritura rosa che assume la farcia in suo onore, e per la glassa al cioccolato croccante e lucida come la forza e la grande energia che la contraddistigue.

          Layer cake ai frutti di bosco e glassa al cioccolato.




          Per farla vi occorre un pandispagna di Montersino  perché viene così alto e soffice da poter avere tre strati da farcire. Quando lo tagliate utilizzatelo al contrario per avere la superficie liscia e squadrata della base come top...così:


          Per la farcia:
          • 300g di frutti di bosco misti (vanno bene anche quelli surgelati)
          • 2 cucchiai di zucchero di canna
          • 100 ml di acqua 
          • 150 g di zucchero
          • 350 g di panna fresca da montare


            Schiacciate i frutti di bosco in una ciotola con lo zucchero di canna e lasciate macerare per 15 minuti. Bollite a fuoco vivo per circa 5 minuti l'acqua con lo zucchero per avere uno sciroppo. Quando è tiepido versatelo sulla frutta e mescolate. Lasciate raffreddare. Unite alla panna montata al 70%, in una ciotola raffreddata in freezer insieme alle fruste elettriche. Farcite i due strati di pandispagna con il composto di panna e frutti di bosco.

            Per la glassa:
            • 350 g di cioccolato fondente al 70%

              Preparate la glassa con il cioccolato fondente fatto fondere a bagnomaria o nel microonde. Procedete al temperaggio* prima di utilizzarlo.

              Spalmate la glassa su tutta la torta e sui bordi.


              Servite con una spolverata di cacao amaro di buona qualità.


               Ecco una fetta per tutte le donne e per gli uomini che amano le donne, buon 8 marzo!


              * Temperaggio del cioccolato per coltivazione:
              Nel suo libro paul.a.young spiega anche le tecniche di temperaggio del cioccolato, qui vi riporto per comodità quella più veloce e pulita (perchè non si deve versare il cioccolato sul piano di lavoro) che è detto temperaggio per coltivazione, e che è la tecnica che io ormai ho adottato tout court. Prendete 2/3 dal totale del cioccolato da temperare e scioglietelo a bagnomaria o nel microonde fino ad arrivare ad una temperatura di 55° (questa è la temperatura corretta di fusione dei grassi, zuccheri e cristalli contenuti nel cioccolato). A bagnomaria la bacinella non deve toccare l'acqua ma esservi sospesa, e l'acqua non deve mai bollire. Nel microonde sciogliere il cioccolato alla massima temperatura per 25-30 secondi mescolare e rimettere nel microonde così da controllare ogni volta la temperatura. Quando il cioccolato è a 55° versare il restante cioccolato e mescolare vigorosamente fino a che sarà completamente sciolto e attendere che la temperatura arrivi a 27°-28°. Ora rimettete la bacinella nel microonde o a bagnomaria e scaldate di nuovo il cioccolato fino a  31°-32° che è la temperatura di lavoro. Il cioccolato ora è temperato e pronto all'uso. 




              03 marzo 2012

              il colore viola... ciambella alle carote




              Come vi avevo raccontato qui, sono fortunata a vedermi arrivare recapitata in casa ogni settimana la scatola di Zolle, con tutte le verdurine e i formaggi bio, di produttori a km 0, con rispetto per l'avvicendamento delle stagioni (sono circa quattro mesi che non mangio pomodori, perchè non è il periodo e quindi non arrivano...mi mancano, ma quando assaggerò il primo dopo la lunga attesa, sarà come la prima fragola!). Ecco da questa Zolla un giorno mi vedo recapitare delle carote viola, che ammetto la mia ignoranza non avevo mai visto prima! Da allora è difficile riprendere a mangiare quelle arancioni che comunemente conosciamo. Sono molto più dolci e tenere, davvero una delizia. E' stata una sorpresa per me scoprire, nel mio blog di riferimento Scienza in cucina, che il colore viola delle carote è quello originario sin dal 1100 quando si diffusero in Europa, e che la carota arancione è stata sviluppata nei Paesi Bassi solo nel 17° secolo. Le carote viola allora vennero sostituite da quelle arancioni e furono relegate a cibo per animali. 
              In cucina l'ho utilizzata in molti modi, nelle insalate, nei risotti e oggi ve la presento dentro una ciambella! Il risultato è soffice, umido e dolce, per non parlare del bellissimo ... colore viola. Voi che ne dite?
              La ricetta l'ho presa qui sostituendo le carote arancioni con quelle viola.



              Ingredienti per uno stampo da 24 cm di diametro:

              400 g di carote viola
              100 g di mandorle
              200 g di zucchero
              200 g di farina 00
              3 uova codice 0
              1 bustina di lievito per dolci 
              85 g di olio di semi
              1 cucchiaino di vaniglia (io ho usato il liquore alla vaniglia home made
              1 pizzico di sale
              zucchero a velo per decorare



              1. Tritate le mandorle con un cucchiaino di zucchero, dopo averle messe 5 minuti in freezer (aiuta a non far perdere gli oli contenuti nel frutto). Lavate le carote e grattugiatele sottilmente in un mixer.  
              2. Separate i tuorli dagli albumi. Montate a neve ben ferma gli albumi con 2 gocce di limone. Ora montate i tuorli con lo zucchero e la vaniglia fino ad ottenere una massa spumosa (qui ho avuto difficoltà perché 3 tuorli sono pochi rispetto alla massa dello zucchero e per montarli bene ho aggiunto 2-3 cucchiai di albumi montati, così il composto è diventato molto soffice). 
              3. Con una spatola aggiungete al montato di tuorli, le mandorle, l'olio, il sale, la farina un cucchiaio alla volta, il lievito (setacciato con la farina) e le carote. Da ultimo aggiungete gli albumi montati a neve mescolando con attenzione dal basso verso l'alto. Versate il composto nello stampo a ciambella imburrato e infarinato e cuocete a 180°C per 35 minuti e poi a 170° per altri 15 minuti circa. Fate la prova stecchino, sfornate, lasciate raffreddare e spolverizzate con abbondante zucchero a velo. 

              I miei figli hanno apprezzato e per la sua salubrità, le vitamine contenute nella carota e l'utilizzo di olio, partecipo con questa ricetta al contest di Letiziando che raccoglie ricette a "prova di Bimbo". Certo i miei non fanno testo, mangiano di tutto dalle verdure all'insalata, oltre certo alle schifezze, ma non disdegnano il cibo "salutare". 




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