29 febbraio 2012

andiamo tutti al cet di mogol ...









Un posto che si apre al passaggio dopo una ripida discesa in un bosco che sa di fate e racconti islandesi, il Cet di Mogol, dove i giovani, la musica e la natura fanno da cornice ad un posto incantato e incantevole. Dove puoi conoscere un puledrino nato da un solo giorno, o i musicisti provenienti da tutta Italia raccolti in uno stage di formazione, che improvvisano armonie e melodie quasi senza "accordarsi", ce l'hanno dentro nel sangue, ed è per loro un'urgenza un bisogno di esprimerla, perchè chi possiede "quel" dono non riesce a trattenerlo a lungo dentro di sè. Deve essere espresso come necessità, e poi solo in un secondo momento condiviso. E' un privilegio trovarsi lì e assistervi come per caso. E poi la scuderia con i cavalli, animali nobili e fieri, che ti insegnano in un minuto come si vive nella natura, ti guardano con quegli occhi che sanno di infinito, e pensi per un momento che Jonathan Swift avesse ragione ad amarli più degli esseri umani. 

All'interno una stanza dedicata a Lucio Battisti, e la musica che esce da ogni angolo, vi convincerà del tutto di essere capitati in un posto magico, che lo è per la concomitanza di tutti questi fattori, ognuno essenziale e insostituibile, come lo è la cordialità di chi vi accoglie. Per questo all'ingresso c'è una targa sul pavimento che vi colpirà e che istintivamente non calpesterete, per timore di sporcare il cielo.



   











23 febbraio 2012

la pasta frolla ... ovvero il burro!



Il burro è l'esempio perfetto in cucina di quanto un ingrediente possa fare la differenza quasi in tutte le preparazioni; nella pasticceria, poi, è "L' Ingrediente", insostituibile quindi. Conosciamo tutti la famosa frase di Julia Child, quell'unico e inimitabile sapore indefinito, che solo il burro conferisce alle pietanze, e la pasta frolla in pasticceria ne è l'esempio perfetto.
Tutte le varianti con olio, senza burro, o con altri ingredienti in sostituzione, sono per me delle tristi brutte copie, delle opere malriuscite. A questo punto meglio non mangiarne, ma se si decide di farlo, che sia fatto per bene: con Sua Maestà il Burro.
La variante nella pasta frolla con cui mi piace giocare sono, invece, i differenti zuccheri, le farine e la frutta secca. Qui la fa da padrone la mandorla, il pistacchio e una farina biologica macinata a pietra dura, che non essendo bianca, conferisce alla torta un delizioso colore beige, che in cottura diventa un croccante marrone da sgranocchiare. Anche l'occhio...

Detto questo purtroppo in Italia il burro di buona qualità non si trova e anche il suo sapore lascia molto a desiderare. Da sempre ho utilizzato un burro tedesco o danese, senza sapere il perché, ma il mio palato (oltre l'olfatto) sentiva l'enorme differenza rispetto al burro italiano, oltre al fatto che la sua applicazione nella pasticceria aveva un risultato nettamente superiore. Successivamente girovagando tra vari siti sono felicemente incappata nel Blog di Dario Bressanini Scienza in cucina, che da allora è un mio punto di riferimento fisso, dove ho trovato tutte le spiegazioni necessarie e ne ho scoperto il motivo. La "colpa" è da attribuire al Parmigiano Reggiano. E che c'entra il Parmigiano Reggiano con il burro? C'entra parecchio perchè " il latte fresco appena munto nei paesi nordeuropei viene smistato nei grandi centri di raccolta e destinato alla produzione di ciò che in quel momento è più richiesto, latte burro panna formaggi. Lì la sequenza logica di produzione quindi è latte-burro-formaggi. Il burro italiano invece è un burro da affioramento, che ha una qualità inferiore rispetto a quello di centrifuga; intanto perché le condizioni con cui viene trattata la crema non sono ottimali, si inacidisce perché il processo di affioramento è troppo lento ed effettuato a temperature elevate con proliferazione di microorganismi indesiderati, che non permette una produzione di burro di alta qualità. In Italia non si usa la centrifuga per una motivazione economica seria: la produzione di burro è fortemente condizionata dalla produzione del Parmigiano, che utilizza latte parzialmente scremato per affioramento della crema. Di qui il burro italiano è praticamente un sottoprodotto della produzione del Grana o del Parmigiano. Quindi la sequenza italiana è, di fatto, latte-formaggio-burro. Purtroppo le etichette non riportano mai il metodo di produzione, quindi dobbiamo affidarci al naso e al palato.


E ora, se non vi siete stancati, ecco la ricetta


Ingredienti per una tortiera di 26 cm con bordi alti 
200 g di zucchero di canna
250 g di burro ammorbidito
200 g di farina biologica macinata a pietra (o quella che preferite per i vostri esperimenti)
150 g di mandorle spellate
150 g di pistacchi
80 g di tuorlo d'uovo
la buccia di un limone biologico grattata
2 g di sale

Per la decorazione:
marmellata di visciole
arance - mandarini - kiwi - banana
1 foglio e mezzo di colla di pesce
1 cucchiaio di gelatina di albicocche

    Come si fa:
    1. Riducete in farina non troppo fine, la frutta secca con un cucchiaio dello zucchero, dopo averla messa in freezer per un paio di minuti (evita che rilasci gli oli contenuti). 
    2. Mescolate velocemente tutti gli ingredienti, inserendo da ultimo la farina, a mano o in planetaria con foglia. Appiattite l'impasto tra due fogli di carta da forno e fate riposare 10 minuti in freezer, o se avete tempo 1 ora in frigorifero.
    3. Imburrate l'interno della tortiera e ricoprite il fondo con un disco di carta da forno. Foderatela con l'impasto, tolto dal freezer e lavorato per qualche minuti, per "snervarlo", renderlo di nuovo plastico. Bucherellate il fondo e versate la marmellata di visciole. Infornate a 190°C per circa 45 minuti. Sfornate e lasciate intiepidire. 
    4. Nel frattempo pulite al vivo gli agrumi, e sbucciate il resto della frutta. Disponetela a cerchi concentrici sulla base della torta. Ammorbidite i fogli di gelatina in acqua fredda e scioglieteli su fuoco dolce con un cucchiaio di acqua e un cucchiaio di gelatina di albicocche. Spennellate il composto su tutta la crostata fino ai bordi e servite.


    Con questa ricetta partecipo al Contest di Buhbuhbutter Ricette a tutto Butter 




    17 febbraio 2012

    le crêpes ... di santin



    C'è un certo qual conforto nel preparare una ricetta di un grande maestro, una ricetta base poi è il massimo, perchè sono quelle che fanno tutti e sanno fare ognuno a modo proprio; però un piccolo switch, un trucco, un elemento in più te lo danno solo loro. Questa ricetta l'ho presa dall'ultimo libro di Maurizio Santin, in cui presenta le ricette di base;



    secondo me vale la pena tenere un volume così in cucina o sul comodino...delle volte mi addormento leggendo ricette... Queste sono le sue crêpes, considerate che io non ne avevo mai fatte prima, spinta da mio figlio Leo che si presentò in casa con il barattolo extra-large della temutissima-amata-odiata Nutella. Che non vuoi fare le crêpes, maman? Le facciamo insieme allora quelle di Santin! 
    N.B.:
    La pastella deve riposare due ore in frigo. Leo mi ha telefonato poi chiedendomi se la pastella aveva riposato abbastanza! Impagabile!


    Io ho fatto la dose doppia, mi sono venute circa 12 crepes, qui vi do le dosi del libro. 

    Pasta Per Crêpes:
    250 g di latte
    100 g di farina 00
    50 g di uova
    30 g di burro
    15 g di zucchero semolato
    2 g di sale
    burro chiarificato (io ho usato il Lurpak normale, non lo avevo chiarificato)


    Come si fa:

    Sciogliete il burro a fuoco bassissimo e lasciate intiepidire. 
    Nel frattempo setacciate la farina in una ciotola capiente e aggiungete lo zucchero; a parte mescolate le uova con il sale e poi incorporatele alla farina. Mescolate fino a ottenere un composto liscio; quindi versate il latte a filo, lavorando con una spatola e incorporate il burro fuso. Fate riposare in frigo per 2 ore.
    Scaldate una padella antiaderente della misura desiderata, ungetela con il burro chiarificato e versate con un mestolo l'impasto per coprire il fondo della padella in uno strato sottile ed omogeneo; quando i bordi saranno dorati girate le crêpes (io ho usato due schiumarole, e nonostante la paura di romperle, con un movimento deciso si riesce a girarle) e ultimate la cottura. Mettetele man mano su un piatto coprendone ognuna con pellicola, lasciate raffreddare e utilizzatele come volete...con marmellata...o

    ... a suicidio con la Nutella... mi sono ritrovata catapultata sotto la Tour Eiffel. Odori e sapori hanno un ricordo e questa per me racchiude la summa del mio viaggio a Parigi... del secolo scorso! Bon appetit. Poi fatevi una corsetta nel parco così potrete mangiarne un'altra!


    Si conservano 3 giorni in frigorifero. Potete congelarle e utilizzarle all'occorrenza.
    (ma chi ve lo fa fare?!?!)





    13 febbraio 2012

    chiacchiere o frappe di carnevale




    Ricetta presa dall'encicopedia de La Grande Pasticceria 
    Accademia Maestri Pasticceri Italiani (Mondadori)
    Ricetta del maestro Raffaele Ferraro
    ALLORA ... CHIACCHIER...IAMO?

    Le avevo fatte anche lo scorso anno e le ripropongo qui perchè da quando uso la sfogliatrice per rendere le frappe sottilissime, anche appiattire l'impasto (che è abbastanza duro) è diventato una passeggiata o quasi. E poi quando le friggo sono leggere come le meringhe, impalpabili.



    Ingredienti per circa un vassoio grande:

    500 g di farina 00
    50 g di zucchero semolato
    la scorza grattugiata di un limone
    50 g di uova
    1 bacca di vaniglia
    60 g di tuorlo 
    100 g di burro ammorbidito
    0,5 dl di vino bianco
    sale
    olio per friggere
    zucchero a velo per decorare




    Come si fanno:

    1. Setacciate la farina con lo zucchero sul piano di lavoro, unite un pizzico di sale, i semini della vaniglia e la scorza grattugiata del limone. Mescolate fra loro gli ingredienti, fate la fontana e ponete nel centro l'uovo, i tuorli, il burro tagliato a pezzetti, e il vino. Impastate gli ingredienti lavorando energicamente con le mani fino ad ottenere una pasta omogenea e consistente. (Io ho messo tutto in planetaria con il gancio).  Formate una palla, copritela con un canovaccio e fatela riposare per almeno 20 min.



    2. Stendete la pasta con il matterello e poi con il TIRASFOGLIA a circa 2 mm infarinandola, vengono perfette. Con una rotella dentata praticate all'interno dei rettangoli due incisioni parallele senza arrivare fino ai bordi.  
    3. Fate scaldare l'olio e quando avrà raggiunto la temperatura di 180°, prendete le frappe una ad una  in mano rigirandole su loro stesse e formando un torciglione; immergetele 3-4 alla volta nella padella. Friggetele rigirandole fino a quando saranno dorate. Fate scolare su carta assorbente da cucina. Servite le frappe su un piatto da portata spolverizzate di zucchero a velo fatto scendere da un setaccio.


    Con questa ricetta partecipo al contest di Polvere di Peperoncino



    e al Contest I Dolci del Carnevale di Molino Chiavazza

    e al contest Carnevalesco di Le ricette di tina



    06 febbraio 2012

    torta super ricca al cioccolato di linda collister... senza glutine

    Linda...Linda... questa è una torta che non avrei mai voluto tradurre, perché il titolo originale era perfetto e assolutamente calzante: Seriously Rich Chocolate Cake, è una cosa seria, fatta con tutti  i crismi per chocolate-addicted, senza speranza. Ci sono dentro le mandorle tritate, è priva di farina ed è meravigliosa perché rimane morbida, umida e ricca. Si prepara velocemente e, anzi ad essere sinceri, è quasi interamente opera di mio figlio. Quindi super facile se l'ha fatta un bambino dolciotto come Ale.


    Ingredienti per 8-10 persone:

    100 g di burro tagliato a cubetti
    140 g di cioccolato fondente della migliore qualità tagliato in pezzetti
    6 uova codice 0
    140 g di mandorle ridotte in granella
    1 cucchiaino di kirsch (facoltativo)
    85 g di zucchero semolato
    cacao amaro in polvere per spolverizzare


    Come si fa:

    1. Separate le uova: tuorli e albumi in 2 ciotole.
    Preparate una tortiera di 23 cm apribile, se la volete più alta potete utilizzare anche uno stampo più piccolo. Imburratelo e ricopritelo con la carta da forno sulla base e ai lati. 
    2. Fate sciogliere dolcemente il cioccolato con il burro a bagnomaria, mescolando con una spatola. Lasciate raffreddare per 5 minuti. Inserite i tuorli uno alla volta mescolando accuratamente, poi la granella di mandorle e il liquore se lo usate. 
    3. Montate gli albumi con qualche goccia di limone (non con il sale) e aggiungete gradualmente lo zucchero finché saranno ben sodi. (la ricetta di Linda prevede l'uso del pizzico di sale, ma io non lo utilizzo più). Versate 2 cucchiai di albumi montati nel composto di cioccolato e mescolate dal basso verso l'alto, continuate fino ad inserire tutti gli albumi. 
    4. Versate il composto nella tortiera e cuocete a 170 °C per circa 30-35 minuti, fino a quando sarà ben cresciuta e stabile. Lasciate raffreddare nella tortiera. Sformatela e spolverizzate con abbondante cacao amaro in polvere.

    E' cotta!


    Per il contest di Claudia ecco una fetta versione elegante, con la glassa bianca al limone. 




    04 febbraio 2012

    la neve a Roma come il filobus numero 75...


    Sì, ci siamo svegliati così questa mattina a Roma, io non ne ho mai vista tanta di neve nella mia città, neanche nell '85. E' stato come prendere il filobus numero 75 della favola di Gianni Rodari, tutti grandi e bambini ci siamo goduti questo tempo regalato, fuori dall'ingranaggio quotidiano. Non c'erano macchine, non si sentiva un rumore, solo lo scricchiolio della neve sotto le scarpe; come raccogliere i ciclamini nel boschetto dove si era fermato il filobus, attirando all'inizio l'indignazione dei passeggeri, che dovevano andare a lavoro.
    Salvo poi, appena scesi, lasciarsi andare a quel tempo regalato, fuori orario, senza impegni, senza regole. Risaliti sul tram si accorsero che l'ora era rimasta la stessa. "Un tempo regalato, un piccolo extra come quando si compra una scatola di sapone in polvere e dentro c'è un giocattolo". E' una favola che mi è rimasta nel cuore e che mi ha insegnato a godere del tempo regalato; se c'è un imprevisto, un cambiamento che non dipende da me, mi rilasso e cerco di godermelo proprio come un giocattolo trovato. Così abbiamo fatto anche stamattina. Le strade della mia città, la mia villa Ada, che sembrava San Pietroburgo, ha accolto tante "signore che raccoglievano i ciclamini", ragazzi che sciavano, slittini e pupazzi di neve che non si contano più. Tutti pronti a scendere da quel filobus...peccato che poi ci si debba risalire.



     





    Villa Ada Roma

    02 febbraio 2012

    supplì o...arancini?

    Questa è una di quelle cose, per cui ringrazio quando preparo il riso per un esercito. E' raro che io frigga, una volta l'anno per le frappe, e forse 2 volte per i supplì appunto. Anzi questi dovrebbero chiamarsi arancini visto che il riso è in bianco. Cotto con carote e zucchine e condito con parmigiano.




    Ingredienti:

    riso del giorno prima
    semolino 
    gruyere
    olio di semi per friggere


    Il giorno dopo ho fatto delle palline di riso con all'interno un tocchetto di gruyere, invece della mozzarella, e le ho rotolate nel semolino, invece che nel pangrattato (che mi fa un pò schifo quello comprato, pare brutto?) beh così è; e risolvo in questo modo le panature.



    Poi le ho fritte in olio ben caldo, non vi dico che aspetto 160°C con il termometro digitale (per non sbagliare) sennò mi prendete per maniaca... però lo faccio ebbene sì. E concedendo loro lo spazio necessario per navigare in dolci acque, le lascio soffriggere quasi galleggiando nella mia bella padella alta, fino a che giusta doratura non sopraggiunga.


    Messe a perdere l'olio in eccesso, non hanno fatto in tempo ad arrivare a tavola per cena.


    Ah dimenticavo, è colpa della mia amica Sonia se li ho fatti! visti nel suo blog, con un raptus da matta mi sono ritrovata in cucina a spadellare i supplì...o gli arancini?!





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